Storia

La sua fondazione si perde nella notte dei tempi, probabilmente agli inizi dell'epoca nuragica, come sembrano testimoniare i molti nuraghi sparsi un po' in tutto il territorio comunale, ed i resti di una fortificazione sull'Isola Rossa.
La prima ubicazione dell'abitato va ipotizzata alle spalle dell'antico Kersennus, ovvero l'istmo dell'odierno Capo Teulada, dove sembra sia esistito un insediamento militare romano a presidio delle due baie di Cala Piombo e Porto Zafferano. È probabile che tale ubicazione sia resistita fino all'epoca romana, quando il paese prende il nome di Tegula. Poi, secoli dopo, probabilmente a causa delle incursioni dal mare, il paese è raccolto attorno alla chiesa di Sant'Isidoro, nella piana di Tuerra, in una zona più interna. Alcuni ritrovamenti archeologici confermano la frequentazione della pianura. Questa ubicazione però durerà poco, visto che a causa delle continue incursioni dei Saraceni, i teuladini saranno costretti nel tardo Seicento a spostarsi di nuovo in una zona ancora più interna, dove esistevano alcune case nate intorno alla chiesa campestre di San Francesco, e dove attualmente si trova il paese. Proprio a causa delle scorrerie dei pirati vengono costruite lungo tutta la costa della baia di Teulada, così come in tutta la Sardegna, delle torri di avvistamento, ancora oggi esistenti ma non visitabili (tranne in piccola parte quella del Budello) queste torri sono quella di Malfatano, Piscinnì, Porto Budello, Porto Scudo e Cala Piombo.
Nell'Ottocento e nel primo Novecento l'economia del paese è essenzialmente agricola, e molta è la manodopera che servirà le miniere del Sulcis. Dopo le guerre mondiali, il paese raggiunge il picco massimo degli abitanti, ma poi la fortissima emigrazione lo spopola fino agli attuali 4.000. Negli anni cinquanta quasi la metà del territorio comunale viene venduto[citazione necessaria] alla base militare Nato che impedisce al paese di sfruttare economicamente la parte migliore dell costa. Oggi Teulada è un paese che cerca non senza difficoltà di uscire dalla crisi e lo fa attraverso il turismo, che non vuole essere di massa ma puntare alla qualità, al binomio mare-montagna e alla splendida costa del sud, e in questo senso va la definitiva risistemazione del porto turistico. Costruito a partire dal 1956, doveva servire nelle intenzioni dei costruttori a proseguire l'attività di cabotaggio costiero dei prodotti agricoli che invece presero la via dei trasporti di terra, rendendo inutile la rovina di spiagge e scogliere nonché l'apertura di cave di granito per estrazione di massi. Il porto torna ad essere utile oggi, con nuovi finanziamenti, come utile approdo per il diporto nautico, ultima base verso la Tunisia.